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Trasformare un limite in una risorsa e superare le difficoltà:
la Didattica Speciale e l'assistenza di cui hai bisogno, a casa tua
I Bisogni Educativi Speciali (BES) rappresentano lo strumento che la scuola italiana offre per sostenere e valorizzare gli studenti con l'esigenza di personalizzare il proprio percorso di istruzione.
Un alunno con BES riconosciuto dal Consiglio di Classe ha perciò l'opportunità di sviluppare le proprie conoscenze attraverso una didattica specificamente pensata per lui, tanto per superare una difficoltà (temporanea o perenne) quanto per raggiungere risultati d'eccellenza che vadano oltre la didattica scolastica standard.
I Disturbi Specifici dell'Apprendimento o DSA (dislessia, disgrafia, discalculia, disortografia, disprassia...) rientrano fra i Bisogni Educativi Speciali e necessitano di un trattamento mirato sin dalla diagnosi per poter essere superati.
A questo proposito, si vedano la L. 170/2010 e la direttiva ministeriale del 27/12/2012
Mi occupo di strategie per il superamento della dislessia, disgrafia e disortografia, nonché del trattamento dei casi di analfabetismo funzionale (che non è riconosciuto fra i DSA, ma risulta molto diffuso in Italia)
Didattica Speciale per BES/DSA
Quando intervenire
Se si sospetta che un bambino abbia difficoltà scolastiche dovute ad una situazione di DSA, è bene procedere immediatamente con una diagnosi presso la ASL di competenza. Se davvero c'è un problema, prima si interviene e maggiori sono le possibilità di un superamento pressoché totale del disturbo: un intervento di lungo termine su un bambino di 5 o 6 anni ha un approccio molto più risolutivo rispetto ad un lavoro di affiancamento per uno studente liceale il cui disturbo sia stato sistematicamente ignorato per anni.
Attenzione all'abuso
In Italia si sta manifestando una preoccupante tendenza all'abuso di certificazioni per DSA, pertanto è bene chiarire alcuni punti (e su ciò invito anche a leggere il commento "La didattica causa di DSA" presente in questa pagina):
- avere una certificazione DSA non dà vantaggi scolastici, o almeno non dovrebbe darne. L'alunno DSA fatica il doppio, in quanto deve seguire il programma scolastico, sia pure con degli strumenti compensativi e dispensativi, e contemporaneamente affrontare la propria difficoltà con l'obiettivo di superarla
- non sempre le scuole sono attrezzate per gestire e affrontare in modo adeguato una situazione di DSA. Fra quanto previsto dalle normative e la realtà vi è uno scollamento variabile a seconda dell'istituto, dei docenti e delle aree disciplinari, pertanto troppo spesso si ricorre semplicemente ad "alzare i voti" o a semplificare gli strumenti di valutazione in modo eccessivo e poco utile al superamento della difficoltà
- il docente privato che si occupa di Didattica Speciale non svolge i compiti, non fa ripetizioni e non si sostituisce allo studente nella produzione del lavoro scolastico, ma individua strategie risolutive e dialoga con l'istituzione scolastica, cui spetta insindacabilmente il giudizio valutativo sul lavoro dello studente.
Come intervenire
In base alle esigenze specifiche di ciascun allievo, è necessario innanzitutto studiare approfonditamente la diagnosi per sviluppare un approccio quanto più personalizzato possibile.
L'individuazione di strumenti didattici compensativi deve quindi tenere conto delle specificità del caso: le mappe concettuali, ad esempio, sono utili per l'acquisizione di concetti generali, da elaborare poi attraverso la pratica scritta e orale per raggiungere la piena consapevolezza; in caso di difficoltà nello sviluppo di periodi e strutture complesse di nozioni, invece, è opportuno lavorare a partire da pattern, ovvero intelaiature (scritte e orali) prive di contenuti e adattabili a più contesti didattici, così da fornire uno strumento univoco per l'espressione delle conoscenze acquisite.
Come si vede, dunque, il compito del tutor DSA è quello di individuare strumenti che facilitino l'apprendimento e spingano lo studente verso una progressiva indipendenza, che si concretizza nell'auto-apprendimento e, soprattutto, nell'auto-produzione di strumenti compensativi e nella correzione, prima guidata e poi autonoma, degli errori ricorrenti. Questi vanno a costituire un vero e proprio metodo di studio autonomo che rappresenta il superamento della difficoltà.
Da evitare, invece, la mancata correzione degli errori ortografici e la valutazione dei soli contenuti (ignorando a priori la forma o considerandola un accessorio), così come la dispensa perpetua da alcune attività didattiche, quali il dettato e la lettura ad alta voce, essenziali per la formazione di un alunno: questo atteggiamento è assai comune nelle scuole e anzi sostenuto spesso a livello ufficiale. Così lo si può aiutare nel prendere voti migliori a scuola, ma lo si penalizzerà per tutta la vita, dal lavoro alla quotidianità, perché non sarà stata fatta una didattica davvero inclusiva, ma solo dispensativa. Chi sviluppa un Disturbo Specifico dell'Apprendimento nella fase iniziale della scolarizzazione non deve per forza rimanere DSA per sempre!

La didattica e il DSA
La metodologia didattica scelta per l'insegnamento ai più piccoli è fondamentale per evitare (o affrontare prontamente) l'insorgere di sintomi facilmente - ma non sempre correttamente - identificabili come Disturbi Specifici dell'Apprendimento. Purtroppo, quando si menziona questo aspetto, stuoli di psicologi, counselor e esperti di varia estrazione vanno all'attacco accusando di negazionismo e disinformazione, perciò è bene chiarire sin da subito che i DSA esistono e sono un problema reale che tocca direttamente l'istruzione a tutti i livelli.
Detto questo, l'individuazione precoce di un DSA è un fattore chiave per poter intervenire tempestivamente attraverso un sostegno specifico: è necessario che gli insegnanti della scuola primaria abbiano le competenze per individuare una sospetta problematica e segnalarla alla famiglia. Inoltre, favorire lo sviluppo della capacità di scrittura e di lettura, nonché delle prime competenze nel calcolo, attraverso la pratica costante e con esercizi mirati sin dall'ultimo anno della scuola d'infanzia è di grande aiuto perché permette di disporre di una casistica ampia su cui basare una prima valutazione tempestiva, senza attendere, come spesso avviene, la fine della prima elementare o addirittura il successivo anno scolastico. Alcune metodologie didattiche applicate in tempi recenti non garantiscono un adeguato esercizio nella fase di avvio dell'apprendimento sia per quantità che per qualità, con la conseguenza che difficoltà risolvibili semplicemente con una maggiore applicazione all'inizio (e un sostegno ridotto in termini di tempo e impegno, se necessario) diventano insormontabili e vengono immancabilmente diagnosticate come DSA, manifestandosi in un disturbo cronico evitabile.
Nel momento in cui un simile disturbo non viene diagnosticato per tempo, ma piuttosto viene trascinato per uno o più anni, non sempre l'avanzamento alla classe successiva è un vantaggio (anche in presenza di una certificazione DSA ottenuta quando ormai la difficoltà è acclarata e ha prodotto un ritardo importante): in tal caso, il consiglio dovrebbe essere quello di fermare l'alunno e procedere ad un lavoro di riallineamento approfondito, ferma restando la specificità di ogni singolo caso.
Come fare: il contratto con il docente
L'assistenza per un alunno BES/DSA affidata ad un tutor professionista prevede, solitamente, un intervento didattico a domicilio. Di conseguenza, per le famiglie è molto facile gestire anche gli aspetti legali del rapporto con il docente.
Il Contratto di Collaborazione Domestica (contratto colf), infatti, prevede al Livello D la figura dell'Istitutore e così l'attività di docenza privata può essere regolarizzata in questo modo, condizione essenziale per poter presentare l'insegnante come un "collaboratore" della famiglia anche a livello ufficiale nelle relazioni con la scuola: è possibile stabilire la durata dell'intervento didattico attraverso un contratto a tempo determinato oppure prevedere un lavoro di più ampio respiro, strutturato negli anni, per il quale è consigliabile il contratto a tempo indeterminato.
Un vantaggio della collaborazione domestica, a fronte, ad esempio, del rapporto con un docente a Partita IVA, è nel costo minore, in quanto i contributi previdenziali sono forfettari ed estremamente ridotti in caso di contratto a tempo indeterminato. La gestione di un contratto di collaborazione domestica, inoltre, è molto semplice e può essere fatta dal datore di lavoro senza ulteriori aggravi.
Perché a casa vostra e non in uno studio privato
L'intervento su dislessia, disgrafia e disortografia coinvolge anche competenze psicologiche (psicologia dell'apprendimento, psicologia della linguistica), sociologiche (organizational behaviour, a livello individuale e di gruppo) e pedagogiche (progettazione didattica e analisi dell'ambiente in cui si opera), pertanto è necessario coniugare diversi aspetti interdisciplinari nella realizzazione di una didattica funzionale e tesa al risultato finale. L'ambiente di lavoro, quando è familiare allo studente, permette di eliminare più rapidamente la barriera iniziale, specie in caso di rifiuto (parziale o totale) del discente verso l'apprendimento. Uno studio privato, al contrario, può porre lo studente nella condizione di soggezione verso un insegnante che appare come esterno, non parte dell'ambiente a lui noto, impedendo così il naturale svolgimento della didattica secondo principi non coercitivi necessari per riavvicinare allo studio chi si sente frustrato da difficoltà avvertite come insormontabili.
Comunque, l'insegnante non è uno psicologo, e anzi spesso è opportuno affiancare anche uno specialista qualificato in tal senso, specialmente nelle situazioni più compromesse.
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